Emerus

Emerus L. 1753 è un genere di piante spermatofite dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Fabaceae, dall’aspetto di piccoli arbusti perenni dalla tipica infiorescenza a fiori papilionacei disposti a corona.
Il nome del genere venne definito dal botanico francese Joseph Pitton de Tournefort (5 giugno 1656 – 28 dicembre 1708) il primo a dare una chiara definizione del concetto di genere nella classificazione dei viventi. Questo nome deriva dalla curiosa disposizione dei fiori alla fine del peduncolo.
Questo genere è stato introdotto nella tassonomia botanica dal biologo e scrittore svedese Carl von Linné, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi.
Sono piante erbacee o piccolo-arbustive, a ciclo biologico annuale o perenne. Generalmente sono glabre, raramente tomentose. La caratteristica più evidente è l’infiorescenza disposta a corona su un lungo peduncolo.
Alcune specie hanno alla base dei fusti lignificati, altre hanno il fusto di tipo erbaceo. Quelle di tipo arbustivo generalmente hanno delle ramosità prostrate.
Le foglie sono di vario tipo: semplici, trifogliate o imparipennate. In alcuni casi le foglie sono glauche, oppure con il bordo traslucido.
Le infiorescenze sono a fiori multipli e coronate su lunghi peduncoli. Il colore dei fiori può essere porporino, giallognolo o bianco rosato.
I fiori sono ermafroditi, pentameri, zigomorfi, eteroclamidati (calice e corolla ben differenziati) e diplostemoni (gli stami sono il doppio dei petali).
• Formula fiorale: K (5), C 3+(2), A (9)+1, G 1 (supero)
• Calice: il calice è gamosepalo ed ha un tubo conico sormontato da 5 denti brevi e ottusi.
• Corolla: la corolla è dialipetala del tipo papilionaceo: ossia è presente un petalo centrale più sviluppato degli altri e ripiegato leggermente all’indietro (= vessillo) di forma spatolata; due petali intermedi (= ali) sono liberi e in posizione laterale e possono essere di forma obovata o oblunga; mentre gli altri due rimanenti, inferiori, (= carena) sono concresciuti e incurvati e contengono l’androceo e il gineceo.
• Androceo: gli stami sono 10 e sono diadelfi (9 saldati insieme e uno libero).
• Gineceo: lo stilo è unico e su un ovario supero formato da un carpello uniloculare. Lo stigma è apicale.
Il frutto è un lungo legume arcuato suddiviso in diverse logge “monosperme” (con un solo seme) con una tipica strozzatura tra loggia e loggia e un rostro nella parte apicale del frutto. I semi sono oblunghi. Questo frutto è deiscente attraverso due linee di sutura.
Alcune specie sono utilizzate come piante alimentari da alcune larve di lepidotteri come Coleophora coronillae e Coleophora vicinella.
Le piante di questo genere sono diffuse in Europa, Asia occidentale, Africa del nord e isole Canarie. Alcune si sono naturalizzate nell’America settentrionale. In Italia, allo stato spontaneo, si trovano quasi sempre su terreni calcarei e in ambienti aridi e siccitosi come le scarpate o i dirupi.
Delle specie spontanee della nostra flora 6 vivono sull’arco alpino.