anche un’erba), formando delle masserelle attraverso le quali la pianta fornisce al fungo le sostanze che questi non è in grado di sintetizzare perché privo di clorofilla, mentre il fungo, in cambio, espandendosi anche per centinaia di metri intorno, allarga lo spettro di azione della pianta stessa consentendole di assorbire più acqua e sali minerali. Questi funghi sono indispensabili alla sopravvivenza delle piante superiori, ma sono anche molto longevi, per cui basta che pochi esemplari facciano in tempo a sporulare perché la specie non rischi di soccombere.
I SIGNORI DELLA VITA E DELLA MORTE
Altre specie vivono invece da parassiti, ossia a spese di esseri viventi: in pratica, limitandoci ai casi che interessano i fungaroli (perché ci sono in verità anche funghi che attaccano animali), si insinuano soprattutto nelle ferite degli alberi, portandoli presto a morte. Tra i funghi che agiscono così ci sono i chiodini. Nell’ambiente naturale questi funghi sono utili perché operano una selezione naturale ed eliminano le piante vecchie e malate. Altri funghi invece, come i coprini, i prataioli, le mazze di tamburo, sono “saprofiti”, ovvero vivono a spese di sostanze organiche morte: come i parassiti sono i signori della morte, questi sono i signori della vita perché tra¬sformano sterpi, foglie secche, vecchi tronchi, carcasse di insetti, sterco in humus fertile. Questi ultimi invero, crescendo spesso con un micelio superficiale immerso tra il fogliame e non nel terreno, hanno vita breve, per cui vanno raccolti lasciando sempre sul posto qualche esemplare a lasciar giù tutte le sue spore.
PRIMA DI PARTIRE
Andar per funghi non è un hobby di per sé pericoloso, tuttavia ci vuole un po’ d’attenzione nell’abbigliamento e nell’attrezzatura.
In primo luogo bisogna premunirsi contro le possibili storte sul terreno accidentato ed i morsi delle vipere: quindi scarpe alte e con suola robusta, tipo pedule, calzettoni di lana e pantaloni spessi, di velluto o fustagno; è poi importante la camicia a maniche lunghe per evitare di graffiarsi nelle macchie troppo fitte e, soprattutto se si va in montagna dove il tempo è ballerino, occorre portarsi dietro la giacca a vento o il k-way. L’attrezzatura: ventosa antivipera, coltellino affilato, non seghettato, e appuntito, bloc notes, biro, cestino di vimini. L’uso del sacchetto di plastica è giu-stamente vietato dalla legge, sia per motivi “ecologici” sia perché accelera il processo di decomposizione del raccolto rendendolo tossico. Ora che siamo vestiti di tutto punto, dove an-diamo? Innanzitutto teniamo conto delle leggi locali che, oltre a stabilire limiti quantitativi di raccolta, spesso pretendono permessi a pagamento o vietano la raccolta in certe giornate. Oggi come oggi i regolamenti sono così assurdamente polverizzati che non basta più conoscere la legge regionale ma addirittura bisogna informarsi comune per comune.
Bisogna poi tener conto della situazione climatica: in un luogo dove nei giorni precedenti ha tirato molto vento, il grande nemico dei funghi, è proprio inutile andare. Invece è nella situazione ideale un posto dove ha piovuto, ma qualche giorno prima, mentre nei giorni immediatamente precedenti c’è stato caldo.
E’ IL MOMENTO DI SAPER GUARDARE
Giunti sul posto prescelto, il problema è saper scegliere il punto giusto, ovvero la giusta esposizione ed il tipo di bosco più adatto.
Occorre innanzitutto decidere che fungo cercare, perché ogni specie ha un habitat preferenziale: i